Uno schifo (il solito) tutto italiano
DUE FERMATI - Le forze dell’ordine hanno dovuto procedere con una carica di alleggerimento: fermati e denunciati due militanti di estrema destra cui sono contestati i reati di lancio di oggetti atti ad offendere, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Ma il reato di apologia del fascismo, soprattutto in una giornata come questa lo hanno tolto dal codice? Il Pubblico Ministero non ravvede davvero nulla?
E venitemi a raccontare ancora che questo è un Paese democratico che si regge sui valori della Resistenza.
Dal dopoguerra ad oggi questo ha continuato ad essere un Paese con protagonisti in tutti i campi di estrazione fascista, perché così da sempre hanno desiderato gli americani.
Credo che la riprova più attuale la rappresenti in tutta la sua essenza (non sto qui a ricordare i molteplici atti che lo dimostrano) il nostro non più amato Napolitano.
Come si può dare speranza ad un popolo quando si insultano milioni di vittime che hanno permesso all'Italia di divenire una "Repubblica"? Chi ci crede ancora se ne deve assumere le responsabilità per se stesso e per i propri figli.
Dio non punisce solo gli assassini, ma anche i vili e gli ignavi.
L'apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente "Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione")
La legge n. 645/1952 sanziona chiunque faccia per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.
È vietata perciò la ricostruzione del PNF e del Partito dei Nazionalsocialisti (ovvero quello Nazista). Ogni tipo di apologia è denunciabile con un arresto dai 18 mesi ai 4 anni.
La norma prevede sanzioni detentive per i colpevoli del reato di apologia, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa[1]. La pena detentiva è accompagnata dalla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
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