Come spiegare cosa se ne è andato via con Gigi Magni, personalmente l'ho amato in modo viscerale.
L'unico regista italiano capace di girare film in costume, pezzi di storia vera e capaci di trasmetterci l'essenza del romano dell'epoca, poiché tutto girava attorno al potere temporale.
Nei suoi film c'è il sarcasmo, il sincero cinismo del romanesco, lingua ormai dimenticata e sovrastata dal romanaccio del mondo coatto della Roma di oggi che è divenuta ahimè la forma di espressione non solo del parlato, ma soprattutto dell'essere romani, tranne pochi esclusi.
Il romanesco come forma espressa soprattutto attraverso la perfezione e la meraviglia artistica di Nino Manfredi, rappresentavano la capacità di sintesi più profonda che mai altro dialetto sia stato in grado di donare, l'astuzia sottile, le parole sempre ficcanti e capaci di esprimere i pensieri più veri, crudi, profondi, semplicemente essenziali e taglienti come una lama sottilissima quasi invisibile, ma capace di farsi sentire lasciando segni indelebili.
Gigi Magni rappresenta tutto questo e molto di più, l'ultimo vero romano de Roma, di una Roma che è stata così fino alla fine degli anni '60, l'ultimo testimone e narratore di un cinema unico nel suo genere, un signore verace come non ne esistono più.
Grazie alla sua eredità però potremo noi nostalgici di quel mondo, riviverlo guardando sempre con gioia ogni sua opera.
Grazie Maestro!