L’ISTITUTO DI PREVIDENZA
Inps, l’allarme di Mastrapasqua:
«Sui conti non siamo tranquilli»
Il presidente dell’Inps: «Ho scritto ai ministri Saccomanni e Giovannini, il bilancio può dare segnali di non tranquillità»
Mastropasqua è presidente dell'INPS da 5 anni oltre a ricoprire altri mille incarichi, nel 2010 dichiarava redditi per 1,2 milioni di euro.
Due domande, la prima può apparire demagogica, l'altra no di certo ma anzi estremamente essenziale.
Se il bilancio non lascia sereni perché nel momento in cui si scrive ai ministri non si vuole dare anche un segnale di buon gusto e proporre di ridurre il proprio compenso? Questo non rimetterebbe di certo a posto i conti dell'ente previdenziale, ma risolverebbe un probe di sperequazione troppo evidente.
I ministri che ricevono tale dichiarazione perché non pensano a prendere due provvedimenti?
Il primo riguarda gli emolumenti del succitato presidente che è sei volte il loro, sta a loro deciderne il compenso, secondo se ho un funzionario dello stato in carica da ben 5 anni e mi mette in allarme per i conti, non mi viene in mente di mettere in discussione le capacità di costui?
In Italia abbiamo decine di casi "Mastropasqua", percepiscono ingentissimi stipendi, ma sono incapaci nella maggior parte dei casi di sanare o far crescere ciò che gestiscono, ma lì restano e lo fanno per anni, creando sempre maggiori situazioni critiche sui bilanci. Ahimè per quanto si possa raccontare, il nostro resta sempre il Paese più clientelare al mondo e nemmeno quando è il Governo stesso a pagarne le conseguenze si pensa a mettere mano sul management italiano, insomma è più facile dimissionarie un ministro che un manager.
Io ne conosco il perché, ma rimane il fatto che a pagare restano sempre gli italiani che silenti ed ignoranti hanno ormai dei paraocchi indirizzati unicamente verso i politici, i quali molto spesso credetemi possono fare molti meno danni di costoro, che oltretutto in una sorta di privilegiato anonimato, si fanno ricchi e anche quando se ne andranno non pagheranno mai per i danni immensi creati, perché ci sarà sempre lo stato, quindi noi, a dover sostenere i costi del disastro e della bella vita di alcuni e delle loro famiglie.