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C'era (?) una volta la P2
Qualcuno lo aveva previsto. L'inchiesta sull'eolico e il suo fondo melmoso coinvolgerà i piani alti della politica, da palazzo Chigi al ministero della Giustizia.. Niente e nessuno si salverà.. Ed è quanto sta avvenendo in queste ore. La notizia che anche Denis Verdini, il numero tre del Pdl, sia iscritto sul registro degli indagati per appartenenza alla nuova P2 (o P3 come qualcuno la chiama) ha provocato un terremoto politico e siamo soltanto agli inizi. Ieri sera si è dimesso dalla carica di assessore regionale della Campania Ernesto Sica, il quinto ad essere finora indagato per associazione segreta. La sua posizione era ormai incompatibile con quella del governatore Caldoro nei confronti del quale- a quanto si apprende dall'ordinanza- avrebbe ordito un vero e proprio complotto, accompagnato da dossier diffamanti su presunte abitudini sessuali. Caldoro aveva il solo torto di essere stato prescelto dal Pdl come candidato per la Campania dopo che era venuta meno quella di Cosentino, non per motivi di conto ma per una richiesta di arresto per colluzione con la camorra. Ma Cosentino era il candidato gradito da Flavio Carboni, andava salvato.

Si è dimesso anche l'avvocato generale della Cassazione Antonio Martone. Anzi, a quanto si è appreso i n ambienti del Csm, come si usa ha chiesto il pensionamento anticipato. Martone, la sera del 23 settembre 2009, partecipò al simpatico incontro conviviale in casa di Verdini, per discutere assieme a Carboni e soci, al capo degli ispettori di via Arenula Arcibaldo Miller e al presidente della Cassazione Giuseppe Carbone, quale fosse la strada per impedire che la Corte Costituzionale bocciasse il Lodo Alfano. Progetto fallito, come si sa, ma si sa anche quanto il povero Pasqualino (alias Lombardi) si sia adoperato per convincere Mirabelli e il gruppo di “incerti” la cui lista veniva dall'interno della Consulta. Non si è dimesso invece il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, e neppure Ignazio Farris, ma qualcuno già lo chiede. Per ora è il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il presidente della Regione dovrebbe dimettersi immediatamente. E non si riesce a comprendere per quale ragione il capo dell'Agenzia ambientale sarda sia ancora al suo posto. Quello che emerge dall'inchiesta è semplicemente vergognoso”.

L'onda fangosa sfiora i piani alti, e si prevede il peggio quando si conoscerà il contenuto delle intercettazioni secretate. Duemila pagine. Non sfugge che Denis Verdini, da Fivizzano, abbia avuto un ruolo centrale nel criminoso progetto legato agli impianti eolici. Criminoso per gli interessi occulti che nasconde, per la qualità di imprese infiltrate dalla criminalità organizzata, ma soprattutto per il ruolo offerto a Carboni come contropartita nell'intreccio di favori, dati e ricevuti. La capacità, che l'ex faccendiere piduista ha sempre avuto nel tessere importanti relazioni, questa volta conduce a palazzo Chigi. Può soprendere, ma sotto tiro è Gianni Letta, il grand commis di molti governi, le cui radici affondano nella prima Repubblica e in quei rapporti privilegiati con oltretevere che fanno di lui l'erede di Andreotti e quindi un sistema di potere solido e collaudato che va al di là del rapporto fiduciario con Berlusconi. Tale, dicevano, da poter sopravvivere al suo declino, Invece i fatti avvenuti negli ultimi mesi dimostrano che non è così. E non soltanto per i guai che possono derivargli dal rapporto privilegiato con Verdini. L'ombra della massoneria che emana dal coordinatore nazionale del Pdl rischia di estendersi a tutto il sistema malmostoso che abbiamo già incontrato nell'inchiesta sui Grandi Appalti della Protezione civile, dove ancora incontriamo Verdini. Questa volta non alle prese con gli impianti eolici ma con il disastro del post- terremoto e dei troppi aspiranti a spartirsi l'immensa torta degli affari. A partire dal suo amico-socio Riccardo Fusi, in combutta anche lui con i napoletani, con quel Piscicelli detto “lo sciacallo” per le risate nella notte in cui l'Aquila veniva seppellita dalle macerie. Un disastro che inghiotte l'astro più splendente della galassia Letta e cioè Guido Bertolaso, la cui immagine di Superman è affogata nei poco limpidi rapporti con il costruttore Anemone.
Voltiamo lo sguardo e troviamo la Finmeccanica dove dopo l'arresto di Marco Cola, outsider della terza industria italiana, molto critica appare la posizione del presidente Guarguaglini, altro uomo amato da Letta. Cosa sta accadendo? A chiederselo è anche il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e la sua risposta non è rassicurante. “Qualcuno oggi può dire: ma si tratta di lobby...Bisogna vedere se questa attività lobbystica mette o no in pericolo la democrazia e l'uguaglianza dei cittadini. E se c'è la volontà politica di perseguire questo fenomeno”.

Lo scambio di favori è presente in ogni relazione pubblica, lamenta Luigi de Magistris, eurodeputato dell'Idv: “L'inchiesta della Procura di Roma porta alla luce l'esistenza di una cricca massonico-piduista che conferma quanto sia radicato nel nostro Paese un do ut des criminale ed eversivo”. Interviene anche il consigliere del Csm Livio Pepino: “In diverse procedure di nomine di magistrati ci furono avvisaglie di opacità e pressioni, io fui tra quelli che lo segnalarono”. Preoccupa il silenzio del governo, Dice Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei valori: “.
Nessun membro dell'esecutivo, compreso il ministro Alfano, ha sentito il dovere di spendere una sola parola. In altri tempi grazie all'impegno di Tina Anselmi, si riuscì ad approvare una legge contro la P2. Oggi, invece, la maggioranza è coinvolta in affari che confermano l' intreccio perverso tra politica,.mafia e massoneria”.
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