Nell'aprile del 2008 in occasione di una mia intervista rilasciata a Gr Parlamento, ho avuto modo di conoscere un giornalista di grande talento il cui nome è
Alessandro Forlani. Di lui mi ha colpito l’enorme lavoro, estremamente interessante, che stava svolgendo in occasione del trentennale del “Caso Moro”.
Attraverso una serie di interviste, era riuscito a ricostruire ed a trovare nuove verità sulla vicenda con una minutezza di dettagli, che solo la sua grande preparazione gli permettevano.
Nel mio caso ho apprezzato moltissimo la sua professionalità: prima di intervistarmi, come dovrebbe fare qualsiasi giornalista degno di questa professione, aveva compiuto un capillare lavoro di ricerca riguardo tutta la storia politica e non di mio padre ed anche mia.
Questo credo che oggi non appartenga più a nessun giornalista. Il “giornalista” di oggi si prepara a malapena sul pezzo ed è totalmente privo di cultura, di conoscenza delle cose del passato (se pur importantissime) e soprattutto non va più alla ricerca di verità.
Se le cose sono datate, anche se vitali per una maggior conoscenza della storia del nostro paese, non interessano.
Di questo lavoro certosino, capace di svelare i fatti, i pensieri e le riflessioni di chi all'epoca era investito dalla carica o dalla voglia di salvare la vita di Aldo Moro, Alessandro Forlani sta per farne un libro, non solo di grande interesse perchè riporta le interviste fatte, ma poiché allo stesso tempo ad esse aggiunge un insieme di maggiori approfondimenti che saranno in grado di stimolare l'interesse del lettore.
Oggi è stato molto gentile (cosa che appartiene ai suoi modi) e mi ha inviato una bozza che riguarderà la storia di mio padre attraverso la mia voce. Di ciò che ho letto mi incuriosito un aspetto riguardante, come spesso accade, il defunto Kossiga:
L’allora ministro dell’Interno Cossiga ha liquidato come di nessun peso, in un’intervista sul caso Moro, l’intera vicenda dell’interessamento di Cazora. Cossiga spiega di aver bloccato sul nascere ogni possibile contatto tra le istituzioni e la criminalità, anche se era stato il vicecapo della polizia a proporglielo. Tuttavia dalle sue parole esce una conferma indiretta a quanto diceva il deputato laziale. Cossiga dice a Sabelli Fioretti che il sottosegretario Lettieri e Cazora stavano combinando dei guai, mettendo in mezzo settori della criminalità. Dice Cossiga: “Lei non immagina nemmeno i casini che ha combinato Cazora. Io ho minacciato di farlo arrestare”.
Ora spero di essere perdonato, perchè esentato dal leggere il libro-intervista di Sabelli Fioretti a Kossiga, anche per il fatto di aver sentito per decenni le cazzate di un uomo che si riteneva un uomo dello stato, il più grande giurista che la nazione ricordi e colui che vantava l'unicità di raccontare senza mezzi termini e filtri la “verità”. La sua, ovviamente.
Pensate quale Ministro della Repubblica e al tempo stesso insuperabile giurista, si sognerebbe di dire ad un Parlamentare della Repubblica italiana: “ti faccio arrestare”, quest'”uomo” è stato forse il più grande cazzaro che la storia italiana conosca, che sarebbe di nessuna importanza se non fosse stato Ministro degli Interni e Presidente della Repubblica.
Attraverso costui sono passati i due soli veri colpi di stato che il nostro paese ricordi (non bazzecole come il Golpe Borghese): il primo attraverso l'uccisione di Aldo Moro che segnò il passaggio per sempre al pentapartito, mentre il secondo passò attraverso tangentopoli, che con il bianchetto cancellò per sempre i maggiori partiti repubblicani in un batter di ciglia.
Ebbene non avrà premuto lui il grilletto sull'”amico” Moro ma ha lasciato che altri lo facessero, sapendolo perfettamente e senza dire nulla.
Le sue premature dimissioni dall'incarico di Presidente della Repubblica (cosa quanto mai curiosa e tempestiva) hanno concesso il lasciapassare a coloro che glielo avevano chiesto, dando carta bianca a quello che sarà l'avvento del berlusconismo.
Tali elementi ci permettono di valutare Kossiga come un uomo vile, ma soprattutto un traditore della Patria, arrogante e presuntuoso che amava farsi fotografare travestito da carabiniere, un uomo da sanatorio insomma. Ma niente paura ormai è morto ed in compenso abbiamo come Sottosegretario di Stato il figlio che certamente dotato di un talento unico, non poteva non essere scelto.
Ecco questa è la concreta ed unica eredità che l'“uomo” Kossiga ci lascia.